Intervista a Daniele Ferrara - Serenissime Trame

Intervista a Daniele Ferrara

Intervista a Daniele Ferrara

15 marzo 2017

Breve intervista al Direttore del Polo museale del Veneto

 

1.Perché un progetto espositivo come “Serenissime Trame” a Ca’ d’Oro?

DF: Questa mostra, promossa dal Polo museale del Veneto e dalla Fondazione Tassara di Brescia, con l’organizzazione di Civita Tre Venezie, curata da Claudia Cremonini, direttrice di Ca’ d’Oro, Giovanni Valagussa e Moshe Tabibnia, presenta un titolo che conduce direttamente al tema centrale: la percezione, il significato simbolico e la funzione dei tappeti orientali, riproposti, attraverso le collezioni Zaleski e Franchetti, in rapporto alle arti e ai codici sociali dell’epoca rinascimentale, solo apparentemente lontana da quella attuale. 

2.Perché il confronto tra una selezione di antichi tappeti e alcuni rari dipinti del Rinascimento italiano?

DF:  I disegnatori e i tessitori di queste opere evocano una successione e un ordine infiniti per quella definizione delle forme che entra in contrasto con i limiti dello spazio compositivo dell’oggetto, determinandosi l’interezza e il taglio dei motivi decorativi: tali margini definiscono una concezione estetica, basata anche su innumerevoli combinazioni di forme e colori. Si tratta di una ricerca artistica che implica un significato sacro: interreligioso, se pensiamo all’uso dei tappeti sia nel mondo islamico che nelle immagini cristiane (come si evidenzia nei dipinti esposti) e in altre tradizioni. 

3.Cosa rappresentano i tappeti quattro e cinquecenteschi nella Venezia di quei secoli?

DF:  Erano uno status symbol, sospesi tra dimensione privata e pubblica, e da questo punto di vista Venezia è esemplare: si pensi al Ritratto del doge Leonardo Loredan con i quattro figli di Giovanni Bellini del 1507 (ora alla Gemaldegalerie di Berlino), in cui le simmetrie di un tappeto persiano fanno immaginare l’ordine voluto dal doge per la famiglia e la Repubblica. Serenissime trame, appunto, anche perché suggeriscono una celeste armonia. Come documentano le vedute urbane, i tappeti erano esposti alle finestre o ai poggioli dei palazzi nobiliari, per eventi pubblici e ricorrenze: dall’interno all’esterno. Proprio come l’andamento dei disegni dei tappeti, interi nelle fasce centrali e tagliati dalla composizione, comunque suggerenti una direzione, una successione infinita.

4.Quale esperienza potrà condividere il pubblico?

DF: Lo sguardo e il pensiero dell’osservatore rimane catturato dalle serie infinite di motivi, frequentemente aniconici, capaci di attrarre lo sguardo, che ne segue appunto le trame, rimanendovi impigliato: si entra in una dimensione astratta e proprio per questo profondamente spirituale. Contribuisce a ciò ovviamente il godimento estetico per l’articolazione di disegno e colori. 

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